Ero al timone, sotto le stelle che brillano nell’atmosfera pulita dall’Aliseo, il vento dell’Atlantico che porta le barche a vela verso le Americhe.
Parrebbe facile contar le stelle, e per passare il tempo cerco di riconoscere le costellazioni e quando ero col naso verso il firmamento, sento con spavento una sberla sulla faccia; impreco ad alta voce ma subito mi trattengo perché ai miei piedi vi è un pesce volante.
Tutti i velisti d’altura sanno che i pesci con le lunghe pinne volano per parecchi metri fuori dal mare per fuggire i predatori, non possono cambiare direzione e spesso si accasciano anche sulla coperta della barca. Infatti al mattino si vedono morti e qualcuno li frigge in padella.
Ma ci vuole “fortuna” per essere colpiti in faccia. Fa parte dei tanti piccoli ricordi di mare. Ora in attesa delle erinni odo che i politici italiani non hanno smesso di rubare; hanno solo smesso di vergognarsi.
Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto. Dicono cose tipo: “Con i nostri soldi facciamo quello che ci pare”. Ma non sono soldi loro, sono dei contribuenti.
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