Qualcuno mi disse che le cose potrebbero anche andare molto peggio !

Sii grato che hai la salute

Sii dolente perché non l’avrai per sempre

Sii contento almeno d’essere vivo

Sii infuriato perché dovrai morire…

Esse potrebbero anche andare molto ma molto meglio ! E non venire a dirmi che Dio opera secondo piani misteriosi. Non vi e proprio nulla di misterioso in quello che fa. Si diverte. Oppure si è completamente dimenticato di noi. Ma buon Dio, come si fa a credere in un essere supremo che trova bello includere nella sua creazione la carie, le infiammazioni prostatiche, qualche dozzina di tipi di cancro, cosa pensava quando decise di imporre ai vecchi di non controllare i movimenti dell’intestino ? Per quale assurda ragione ha creato il dolore ?

Qualcuno dice che è utile, e’ un campanello di allarme che segnala che il corpo è in pericolo !

Ma non è stato molto caritatevole quando ha creato il dolore : magari andava bene solo il

suono di un campanello. Per giustificare il dolore, i teologi hanno pensato al peccato originale, che affermano essere la causa di tutti i dolori. Pensate un po’:miliardi di persone vissute nei millenni hanno sofferto spasimi atroci. Solo perché la maledetta copia di Adamo ed Eva ha disubbidito al Padreterno.

Supponiamo che tutti gli scienziati,da Galileo in poi, abbiano preso un abbaglio e tutta la tecnologia dei ricercatori sia solo un giochetto speculativo, ed i creazionisti abbiano azzeccato la verità, cioè che il mondo abbia solo seimila anni ed i due complici, creati da un Dio che si annoiava da solo nel paradiso terrestre, non può assolutamente essere credibile che tutta la tragedia abbia avuto origine dalla famosa mela. Dico io! Ma è possibile?

Dice Giovanni Stipi ( uno scrittore bresciano ) e scrive : L’uomo è la misura di tutte le cose. Quindi anche dell’universo. E l’universo è la misura dell’ignoranza dell’uomo. Innumerevoli stelle. Innumerevoli galassie. (Innumerevoli universi ?) E’ il regno dell’innumerevole. Troppo di tutto. Eppure, suggerisce la ragione, se potessimo raccogliere tutta la materia sparsa per l’universo e stringerla in unità, essa assumerebbe le dimensioni di una pallina da tennis. Nessuno si sgomenta di fronte ad una pallina da tennis. Potremmo immaginare una graziosa scatoletta. La apriamo e subito si ricrea l’universo. Come in un giuoco. Ma l’universo non ha il senso dell’umorismo. Allora immaginiamo una realtà senza confini. Come è consolante la nostra immaginazione. Al posto della pallina una realtà incommensurabile, di fronte alla quale il nostro e tutti i milioni di universi che possiamo ipotizzare diventano una povera cosa. Ma di questa incommensurabile realtà facciamo parte anche noi. Potrebbe essere l’astuzia suprema della ragione.

La fede nella fede e la fede nella ragione inducono diverse consolazioni. Ma sempre su tutto svetta la torre dell’io. La sua automatica centralità. Privilegio e prigione a un tempo.

Forse l’intelligenza non appartiene solo all’uomo. Forse in qualche mondo lontano vi sono altre forme di autocoscienza. La coscienza dell’io, qual’è apparsa sulla Terra è un fiore delicatissimo, Per sbocciare esige un numero così alto di circostanze favorevoli che è altamente improbabile che sia fiorito altrove. Oppure. L’universo è qualcosa di estremamente ricco e vario. Possiede un numero tele d’ambienti e condizioni climatiche che è altamente improbabile che il fiore dell’autocoscienza non sia sbocciato anche altrove. Dilemma.